“La poesia di Marcello
Buttazzo è “uno squarcio d’azzurro/ sulle cose, una trafittura diffusa/ sul
senso di ciò che sarà”. L’autore interroga e pungola il sentimento senza
inghirlandare la superficie del verbo. La parola leggiadra, ma non leggera,
scivola sulla pagina ed educa alla gentilezza. << “Il cielo degli azzurri
destini”>> racconta l’autore << è come un silenzioso, pacato mestiere
di vivere, alfine di ricercare ciò che dà significato alla vita. Un modo altro,
fortemente simbolico di scavare nella terra di zolle marroni per scovare
preziosi giacimenti d’essenza e quelle radici imperiture, che allignano nel
profondo. Alcune poesie sono state redatte per mia madre Antonietta, 86enne,
guida di valore nel mio quotidiano cammino. Ci sono anche versi scritti per
papà Pietro, scomparso nel marzo 1987. E poi campeggia l’eterna musa, in parte
realistica, in parte immaginifica: quell’idea di donna soave, gentile, che sa
percuotere il tamburo, sa guidare le danze, sa aprire scenari>>.
[…]
Tu sei il sale // sul corpo // bruciato di rame
Una poetica di piuma, baciata dai raggi lunari. Un chiaroscurale dai tratti ottocenteschi che richiama la pennellata impressionista di William Turner. “C’è/l’anima di giglio”, una dolcezza variegata al candore della disillusione: “C’è un carminio vivo/ nei giorni dolceamari… è cosa mia.” Buttazzo è la concretizzazione della verità di Alfonso Gatto: “Quando si nasce poeti, l’amore e la morte si fanno compagnia e tutti e due hanno le tasche bucate per non contare gli anni”. La poetica di Marcello è un sole svegliato presto: sveste il buio e veglia la penombra. (Chiara Evangelista)
Prenotazione obbligatoria:
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