NUOVA EDIZIONE - Gli Orsini del Balzo - prima Raimondello e poi il figlio Giovanni Antonio -, un gruppo familiare di milites radicato nel principato di Taranto, innalzarono nella contea di Soleto, tra il Trecento e il Quattrocento, monumenti di grande rilievo artistico e simbolico. Tra questi, incastonata nel centro antico di Soleto, la chiesa di Santo Stefano, vero gioiello dell’architettura religiosa romanico-gotica pugliese di fine XIV secolo. Progettata e costruita con un impianto architettonico di derivazione bizantina, custodisce al suo interno meravigliosi cicli pittorici, realizzati in più fasi e a più mani, alcuni intrisi di apparenti bizantinismi, altri caratterizzati da una pittura di orientamento neogiottesco. Il prete italogreco di Soleto, ispiratore del complesso programma iconografico, trasse le storie dai Vangeli canonici, ma anche dagli apocrifi, da fonti mistagogiche e da altri documenti rari e poco noti come le fabulose vite di Santo Stefano tramandate da antichi codici greci e latini. Alcune scene, pertanto, costituiscono un vero e proprio unicum nella storia dell’arte e della Chiesa. Ma la vera sorpresa, al di là della nuova cifra stilistica e di alcune singolari iconografie, è racchiusa tra le pieghe del colore. Gli affreschi, letti in chiave iconologica, ai fedeli ellenofoni che entrarono in chiesa per pregare, offrirono una spettacolare e scenografica rappresentazione escatologica del loro destino. Un "alfabeto colorato della speranza", per dirla con Chagall. Una via, cioè, per la salvezza eterna, tra visioni teofaniche, vite leggendarie di santi, Cristi sapienza, Madonne dolorose, miracoli, stragi di innocenti, conversioni, inferni infuocati e beati paradisi. Una storia tutta da raccontare. (da L. MANNI, Introduzione).
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