mercoledì 11 agosto 2021

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Nelle marine di Melendugno arriva una flotta di monopattini elettrici - salentovip.it

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Il fusion nippo-brasiliano arriva a Lecce con Sushiro - salentovip.it

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“La guerra di Rocco” di Giovanni Delle Donne e Massimo Giordano in programma giovedì 12 agosto alle 21 presso il Palazzo Baronale di Nociglia e venerdì 13 agosto, sempre alle 21, nei Giardini Ducali di San Cassiano (Lecce).Diretto e interpretato dallo stesso Giordano, costumi di Meghy Costumes d'Epoque (Mesagne), lo spettacolo ha un unico slogan: "Alla guerra se parte tisi e se torna stisi", ovvero - per i non autoctoni -  "Alla guerra si parte in piedi e si torna stesi".

 

Rocco è infatti un ragazzo salentino con un forte ritardo psichico, uno scemo del villaggio cui tutti vogliono bene e che, per un evidente errore, viene arruolato tra le file dell'esercito italiano nel 1915. Felice di questa sua occasione di redenzione sociale, Rocco parte per il fronte con entusiasmo e lì vede tutto con occhi di bambino, ma pian piano si accorge dell'insensatezza di tutto ciò che accade attorno a lui e prende coscienza dell'abisso del male. “La guerra di Rocco” racconta in modo comico il dramma del primo conflitto bellico mondiale senza sbeffeggiarlo, l'inutile strage, la sua ferocia, il dolore che provoca; il tutto visto e raccontato dagli occhi e dal cuore di un semplice come Rocco, che nella purezza dei suoi limiti riesce a vederne la vera natura.

 

Un monologo in cui vengono utilizzati due linguaggi. Il primo, fondamentale, è quello della lingua salentina - comprensibile da tutti gli spettatori - capace di raccontare storie importanti e di farlo poeticamente, dandosi un valore letterario in grado di racchiudere, nei propri termini e significati, grandi universi di senso. L'altro linguaggio involontariamente utilizzato da Rocco è quello della comicità, perché in questo spettacolo si ride riflettendo e ci si commuove ridendo; si sta al fronte, in trincea, con Rocco, e si riportano in scena pezzi di storia vera e fatti storici documentati, ma attraversati dallo sguardo semplice di Rocco, voce capace di raccontare l’insensatezza di tutte le guerre.

 

Ingresso gratuito.  Info allo 0836.936008 (per Nociglia) e allo 0836.992100 (per San Cassiano)

 



 

Festival Giornalisti del Mediterraneo, a Otranto il 3 settembre il premier albanese Edi Rama

Due popoli fratelli, uniti da quella stessa striscia di mare che li divide.  A trent’anni dallo sbarco epocale di migliaia di profughi albanesi sulle coste pugliesi il Festival Giornalisti del Mediterraneo di Otranto, giunto alla sua tredicesima edizione, ospita nel giorno dell’omaggio nel porto di Otranto alle vittime del naufragio della nave “Katër i Radës”, avvenuto il 28 marzo 1997, il presidente del Consiglio della Repubblica d’Albania Edi Rama.

 

Il premier del Paese delle Aquile sarà infatti a Otranto il prossimo 3 settembre alle 19.30, nella giornata che l’organizzazione del Festival, ideato dal giornalista Tommaso Forte e in programma dall’1 al 4 settembre, ha deciso di dedicare a quell’evento drammatico che provocò la morte di decine di persone nelle acque antistanti la cittadina adriatica. Un evento - cui prenderanno parte componenti del governo Draghi e le autorità civili e militari del territorio- ricordato appunto da un monumento nel porto di Otranto, come evidenzia il sindaco Pierpaolo Cariddi: “Siamo lieti di ospitare a Otranto il Primo Ministro della Repubblica albanese Edi Rama per il Festival Giornalisti del Mediterraneo 2021”, commenta il primo cittadino. “Il Primo Ministro prenderà parte alla cerimonia di commemorazione delle vittime della “Katër i Radës” davanti a quel relitto che, destinato alla demolizione, è diventato un’opera d’arte, un omaggio ai vecchi e nuovi migranti.  Gente in fuga cui abbiamo l’obbligo di dare pace. È per loro che la Kater è diventata il monumento all’umanità migrante, ‘L’Approdo’”. È per le 57 persone che la notte del Venerdì Santo del 1997 persero la vita tra le onde dell'Adriatico che il 3 settembre ci riuniremo davanti all'opera di Costas Varotsos”.

 

La città di Otranto, com’è noto,  fu in prima linea, venti anni fa - ma anche in seguito - nell’assicurare soccorso e accoglienza ai profughi, molti dei quali divenuti poi a pieno titolo cittadini italiani e residenti pugliesi: “La nostra vicinanza fisica e affettiva al popolo albanese è un fatto oggettivo, storico, che nessuno potrà mai mettere in discussione”, commenta l’ideatore del Festival Tommaso Forte. “Ne abbiamo avuta testimonianza venti anni fa, continuiamo ad averla oggi. E la visita del presidente Rama a Otranto ne è ulteriore conferma”. 

 

Il premier albanese, in occasione della sua visita otrantina per il Festival Giornalisti del Mediterraneo, inaugurerà tra l’altro la docu-mostra “IntegrAzione: i 30 anni del grande esodo albanese in Italia”, presentata da Integra Onlus e curata dal fotoreporter pugliese Vittorio Arcieri. Un lavoro “che ricorda il dolore e la speranza di un popolo oppresso dal regime, che guardava all’Italia come una nuova terra promessa”, spiega la presidente di Integra Klodiana Çuka, “nonché la straordinaria generosità della gente di Puglia che si prodigò per far fronte all’emergenza”.

 


 

 

 

 

La banda vista da dentro: Zinnananà a Spongano oggi 11 agosto 2021

Fantasia e testimonianza, storia e cronaca. C’è un intreccio di racconto in prima persona e ricostruzione documentata nel libro che fa rivivere la magia delle bande musicali ma anche la loro funzione sociale: “Zinnananà- Storie di bande e musicanti”, dell’autore Giuseppe Corvaglia, sarà presentato in anteprima a Spongano, OGGI mercoledì 11 agosto, alle ore 21.30, presso Parco Rini.

A dialogare con l’autore saranno Vito Antonio Nuzzaci, presidente della locale Pro Loco che ha organizzato l’evento con il patrocinio del Comune, e Salvatore Rizzello, docente universitario ma anche musicista ed estimatore delle bande. Non mancheranno, durante la presentazione, delle incursioni teatrali, con lo scrittore nelle vesti di musicante e Mirella Corvaglia a dare voce a tre racconti. Spazio, ovviamente, anche alla musica.

 

“Zinnananà” è la banda vista da dentro, tra scrittura, foto storiche e le vivaci illustrazioni di Gianna Cezza. Il libro non ripercorre una “Storia” della banda ma ne propone tante. Partendo da un diario, arricchito da altri racconti, si giunge a descriverne i meccanismi, le esperienze e il lessico. Completa la narrazione l’incontro con Maestri ed esperti della banda che, in sei interviste, riflettono anche sul futuro di questa istituzione.

 

Spiega nella prefazione Salvatore Rizzello: «C’è un fil rouge che accompagna chi si avventura in questa piacevole e originale lettura, solo all’apparenza eterogenea. Non la banda musicale, come è facile supporre sin dal titolo. Il vero collante è biografico. È l’emblematica, quasi paradigmatica direi, esperienza diretta dell’autore con il mondo bandistico. [...] Il libro illustra in modo efficace anche la dimensione socio-economica del fenomeno banda-musicale e la sua evoluzione. [...] La sezione “diario” offre uno spaccato da “dietro le quinte”, che permette quasi di vivere la quotidianità della “fatica” e dei sacrifici che stanno dietro a ogni festosa parata o “luccicante” concerto serale. Le interviste, inoltre, svelano le difficoltà economiche e professionali di un mestiere di nicchia, che fa i conti con una sempre più rapida evoluzione tecnologica e dei gusti musicali. Esse offrono anche elementi concreti fondamentali per un’analisi socio-economica di questo tipo di attività lavorativa, caratterizzata da precarietà estesa, spesso svolta in parallelo ad altri mestieri e che stenta a imporsi nella sua piena professionalità».

La comparazione di differenti epoche o realtà territoriali fornisce la chiave per comprendere che la banda è sempre stata anche, se non soprattutto, uno strumento formativo, educativo e di aggregazione sociale. Non solo festa, dunque, ma un’istituzione ad alta valenza artistica, pedagogica ed economica.

«Le bande di oggi - ha avuto modo di spiegare l’autore Giuseppe Corvaglia - non sono quei complessi di un tempo quando i musicanti erano artigiani, barbieri, calzolai, sarti, falegnami che durante il giorno lavoravano nello loro botteghe e alternavano il loro mestiere a quello di musicante nella banda, con lo scopo di arrotondare il proprio piccolo guadagno e, se non suonavano proprio ad orecchio, poco ci mancava. Oggi la maggior parte dei bandisti è formata da musicisti che hanno studiato e spesso hanno conseguito un diploma presso il Conservatorio. Probabilmente la scarsa conoscenza delle opere, ritenute musica obsoleta, e, forse, anche la difficoltà economica ad adeguare il repertorio a gusti più moderni mettono in crisi questa istituzione. Anche le risorse a lei dedicate vengono limitate perché il grosso dei soldi raccolti per le feste viene dirottato su altri spettacoli, dalle luminarie ai concerti di cantanti noti e così via».

Ciononostante, la banda resiste. E continua ad essere cuore pulsante della cultura popolare.

 

Chi è l’autore di “Zinnananà”

Giuseppe Corvaglia, 59 anni, sponganese, sposato con due figli, è medico. Dopo aver studiato e lavorato a Milano, ora vive in Liguria mantenendo un fortissimo e tenace legame con la propria terra. Ha suonato nelle bande e ha fatto parte di gruppi di musica popolare come il Gruppo di Ricerca e Sperimentazione, il Canzoniere Grecanico Salentino e Terra Tumara. Si è occupato di ricerca nell’ambito di cultura, tradizioni popolari e storia locale. Ha pubblicato “Sponganeide” (1992 Erreci Ed.), riedita nel 2014 per i tipi di Youcanprint; “Le Panare – Cronache di un dì di festa” (1995 Ed.Centro di Cultura Musicale) entrambe con presentazione di Eugenio Imbriani; “Vissi d’arte” (2000 racconto breve nella collana di narrativa Il cocchiere dei sogni); “Il Calvario di Spongano sito in contrada Santa Marina” (2003 Erreci Ed.); “Le prime elezioni amministrative dell’Italia repubblicana a Spongano attraverso alcuni componimenti in vernacolo” (XVI-2004 in rivista Note di Storia e Cultura Salentina Argo Edizioni); “Ode allu Cuzziddhru” su l’Ausapedi; “Il Romito e la Reina” (2013 in Racconti lampanti); “Il Sansificio di Spongano” (2013 in Il Delfino e la Mezzaluna-2° numero). Nel 2017 Con B. Pedone, R.C. Rizzo, G. Tarantino ha pubblicato su Il Delfino e la Mezzaluna “I frantoi e i luoghi dell’olio a Spongano”. Nel 2016 ha pubblicato per Youcanprint Totine Sud Sisters – Canti de vita e Cantastorie. Ha collaborato a giornali locali come Titivillus, Nuovo Spazio, L’Ausapedi, Spongano. Suoi articoli di storia patria, cultura e tradizioni Salentine sono pubblicati sul sito della Fondazione di Terra d’Otranto.

 

Spongano, 10 agosto 2021 










 

martedì 10 agosto 2021

TEMPORARY STORE SINCE 2013

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Ripuliti i fondali di Marina di Andrano: c'erano anche pneumatici

I fondali della Marina di Andrano tornano a respirare: nella giornata di domenica 8 agosto, il locale Comitato Porto ha impegnato i suoi pescatori e sub volontari nella raccolta dei rifiuti depositati sul fondo del mare. Sono stati rinvenuti sei pneumatici, un intero sacchetto di bottiglie di plastica, numerose bottiglie in vetro, vari pezzi di ferro, corde, resti di alcune barche in vetroresina e persino cerchi in lega di auto. 

È il risultato di “Pulizia dei Fondali”, alla sua prima edizione nell’ambito dell’Unione dei Comuni Andrano Spongano Diso. La campagna di bonifica è stata portata avanti con il patrocinio del Comune di Andrano e con la collaborazione di Protezione Civile e gruppo sommozzatori coordinamento Lecce. Dal porticciolo fino alla località Grotta Verde, per tutta la mattinata i sub e i pescatori hanno fatto la spola per ripulire uno dei più tratti di mare più belli del versante levantino, prospiciente il cuore del Parco regionale costiero Otranto-Leuca-Bosco di Tricase.

L’obiettivo raggiunto – ha commentato Antonio Panico, presidente del Comitato Porto Marina di Andrano, costituitosi nel 2017 – è stato quello di rendere il nostro mare più limpido non solo in superficie ma anche nelle sue profondità, diventate negli anni una discarica a causa della scelleratezza di alcune persone. Questo gesto è un’esortazione, dunque, ad amare la propria terra e a prendersene cura”.

È il tassello di un’azione di sensibilizzazione profonda: già nell’aprile 2019, diverse realtà associative locali hanno provveduto alla pulizia dello stesso tratto di scogliera, a terra, mentre il Comitato Porto ha tenuto con gli studenti alcuni incontri dal titolo “Il mare e il suo habitat”, per formare i più piccoli a diventare cittadini “attivi” del mare e, quindi, tutori della sua conservazione e cultura. 

 












 

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